apre a Milano CicloSfuso!

Ieri all'inaugurazione di 'CicloSfuso' (apertura al pubblico da oggi, giovedì 11 giugno) abbiamo scattato le foto di rito sorseggiando del buon vino tra molti amici. Nei giorni scorsi abbiamo ritratto Gianluca (che conosco da tanti(issimi) anni - gli voglio bene come se ne vuole ad un fratello) e Matteo nel loro nuovo habitat. Faticoso ma divertente inseguirli tra i telai nuovi di zecca da assemblare e le botti da 400 litri da riempire con lo sfuso! 
E' stato un piacere collaborare con delle persone speciali: Gianluca e Matteo (gli Sfusi) sempre disponibili e sorridenti nonostante le mille faccende da sbrigare. Valentina e Danilo (tagmi) preparati/sorridenti/talentuosi e stra.simpatici designer milanesi che hanno curato il progetto dai primi disegni fino alla realizzazione finale. Mattia, il re indiscusso della ciclofficina. Nicoletta (comu-nico) super.attiva e precisa nel mettere in ordine le cosa da fare e comunicare. 
Tutte le info su 'CicloSfuso' qui sotto.

Matteo Riva e Gianluca Casella

Due i soci, entrambi milanesi -  Matteo Riva e Gianluca Casella - con una diversa storia professionale alle spalle. Si conoscono ‘per caso’ nel 2013 in Grecia e sognano di aprire un locale nella loro Milano. Bici e vino sono le passioni che li uniscono e presto sbocciano in Ciclosfuso.  Apre al pubblico l’11 giugno 2015, in uno spazio ex-industriale di 230 m2 - di cui s’innamorano sin dalla prima visita - e abbraccia due universi: bici e vino (con cibo). Affaccia in un cortile silenzioso di via Vigevano 43, in una bella casa di ringhiera della vecchia Milano. L’abbinata bici-vino è originale, ma ben ragionata. Una ricetta fatta di buoni ingredienti: le due passioni confluiscono nella nuova esperienza professionale ‘diversa e irriverente’, in cui sperimentano e si mettono in gioco. Le buone tradizioni italiane, nel rispetto dell’ambiente. Una sana ed ecologica pedalata in bici, la degustazione di vini e prodotti alimentari di alta qualità.  Il vino sfuso - predominante in quantità, rispetto alle etichette - viene scelto da Ciclosfuso con grande attenzione all’ecologia (meno utilizzo di vetro) e al risparmio (ottimo rapporto qualità-prezzo). La bici - mezzo di trasporto adottato da entrambi i soci - diventa fondamentale nel progetto, che include la ciclo-officina con vendita. 

ll luogo. Un ampio open space di 230 m2, a pianta rettangolare, suddiviso in due navate dalla struttura portante. Pilastri e archi in muratura scandiscono lo spazio e il soffitto è in travi di legno a vista.  Rimangono le tracce del laboratorio in cui, tempo fa, si fabbricavano tubi. Proprio in una zona, quella di via Vigevano, che all’inizio dell’800 era adibita a magazzino di botti di vino proveniente dal sud Italia. Tutto torna. Legno, ferro e acciaio, queste le principali materie usate nell’allestimento di Ciclosfuso, ideato da tagmi, che ben si accostano alle bici, nel rispetto delle origini del luogo. Il calore del legno e la sua naturalità rivivono nello spazio nelle assi in faggio usate per il bancone e la quercia, con cui sono realizzati i tavoli, dove degustare i prodotti. Forte e fredda la struttura portante, in tubi in ferro nero satinato, che ospita elementi espositivi e si contrappone all’acciaio lucido delle botti che contengono vino sfuso e padroneggiano al centro. Due gli ingressi a Ciclosfuso.  Uno laterale, appena ricavato, sulla stradina chiusa (via Sartirana), dà accesso diretto alla ciclofficina, dove un meccanico esperto è a disposizione per rimettere a nuovo i veicoli leggeri, o semplicemente revisionarli. E consiglia il mezzo ‘adatto’. Uniche e ‘su misura’, le bici della linea ‘‘Ciclosfuso’’, made in Italy, interamente personalizzabile in tutti i dettagli: cromatura e verniciatura del telaio (a scelta tra 9 colori), scelta di sella, freni e copertoni. O la scelta dall’ampia selezione di tre prestigiosi brand - Cinelli, Wilier Triestina e Tern - oltre agli accessori bici. E un secondo ingresso, con porta in vetro e ferro battuto - come le due grandi finestre laterali - cui si accede dal cortile interno su Via Vigevano 43. Entrando da qui, al centro, svettano le botti in acciaio lucido - che contengono 8 tipologie di ‘sfuso’ - e i tavoli di appoggio, in legno. Sulla sinistra l‘area ciclo officina e sulla destra il bancone dove scegliere i taglieri di buon cibo da abbinare al proprio bicchiere. Nell’area antistante è la zona outdoor con tavolini, dove rilassarsi nella quiete di una corte interna.  

Da dove nasce l’idea. Alla soglia dei 40 anni - Matteo - passata da poco da Gianluca - si incontrano in vacanza, in Grecia e chiacchierano del loro futuro. Scoprono le comuni passioni legate al buon vino (e cibo) e al mondo delle due ruote leggere - stile di vita che adottano nella loro città, per vivere e viverla al meglio.  Decidono di cambiare il programma dei loro prossimi ’40 anni’ e, rientrati in Italia, partono alla ricerca dei giusti ingredienti che li guidano a Ciclosfuso. Il 2014 è caccia al posto giusto. Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine, Via Vigevano 43 è amore a prima vista. E poi via per le principali fiere europee del mondo bici e visitare locali a Berlino, Copenaghen, Friburgo,  Stoccolma e Strasburgo - e a mettere il naso in filari e fattorie italiane, alla ricerca del buon vino e dei migliori affettati e formaggi da accompagnare alla tanto amata bevanda di Bacco.

Chi fa cosa. Matteo e Gianluca sono Ciclosfuso. Dalla scelta dei prodotti (siano essi mezzi di trasporto o succulenti generi di conforto!) alla vendita e servizio ‘in tavola’. Chi si sporca le mani è Mattia. Meccanico esperto, saprà rimettere a nuovo la bici di chiunque. E poi c’è un mondo che ‘ruota’ intorno a Ciclosfuso: fornitori, produttori, esperti, consulenti, le loro famiglie e tanti amici. Hanno collaborato al progetto: Tomaso, l’architetto che ha seguito la direzione dei lavori (di ristrutturazione) e Massimo che, con la sua impresa di artigiani, ha realizzato ciò che si vede. tagmi che ha ideato allestimento e immagine grafica coordinata, seguita in produzione da Andrea e Cristina, che hanno anche ritratto soci, bici e scattato le foto dello spazio. E Nicoletta che, con Ilaria, sta lavorando sulla comunicazione media e social. 

Bici e accessori. Per i più ‘originali’ c’è la bici Ciclosfuso: la possibilità di personalizzare la bici su proprio gusto, scegliendo tutti i dettagli: dalla cromatura e verniciatura del telaio (6 diversi colori), alla sella, freni e copertoni. Tre le case di bici tra cui scegliere: Cinelli, Wilier Triestina e Tern.

Vini e prodotti. Tutti i vini sono da consumare in loco o da asporto, in bici.. o come si desidera! Lo sfuso, che ci ha guidati fin qui, è proposto in 8 tipologie, in altrettanti botti di acciaio - 6 da 400 litri e 2 da 600 litri - protagoniste, al centro dello spazio. Inoltre una bella varietà di vini: 70 etichette selezionate in 26 aziende agricole. E il buon vino, si sa, va sorseggiato con meritevoli prodotti culinari. Molti tipi di affettati scelti, non solo sul territorio lombardo: crudo, coppa piacentina, culatello, fiocco, culaccia, mandola, salame felino e lardo.  Due i re-formaggi: un lodigiano DOP invecchiato 12, 24 o 36 mesi e un eccellente gorgonzola.. come non l’avete mai assaggiato! Non mancano le proposte ‘vegetariane’ con insalate, succhi e centrifughe.

 

Ciclosfuso apre al pubblico l’11 giugno.

Dove. Milano - Ingresso da: Via Vigevano 43 (cit.: Ciclosfuso) e, prossimamente, da Via Sartirana (di fronte al n. 5)

Giorni di apertura/orari. Martedì/sabato - dalle ore 10 alle ore 20.30

Contatti. Tel. 0258109640 | hello@ciclosfuso.com | www.ciclosfuso.com

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"PASSAGGIO IN LADAKH" disponibile per l'acquisto online!

Grazie allo Studio Editoriale EDUCatt (editore) e alla Litografia Solari srl che ha curato la stampa, è finalmente disponibile per l'acquisto (anche online, da questo link) "Passaggio in Ladakh", volume fotografico sognato, concepito e realizzato da different.photography.

dettaglio della sovracopertina con rilievo a secco del simbolo tibetano del 'nodo infinito'

Le immagini raccolte dagli autori Andrea Aschedamini e Cristina Locatelli durante il loro ultimo viaggio nel nord dell'India, sono accompagnate dall'esclusiva ricerca antropologica curata dalla professoressa Giovanna Salvioni, che racconta di civiltà, nomadismo e spiritualità della regione del Rupshu. 

Il volume di formato 23x16,5 cm, tecnicamente è composto da 144 pagine oltre la copertina; stampa 4/4 colori offset; carta Fedrigoni TATAMI extra white per l'interno e copertina, Fedrigoni MATERICA kraft per la sovra-copertina, impreziosita dal nodo infinito sbalzato a secco; rilegato a filorefe.

Un oggetto sensoriale, certamente da guardare, ma anche da toccare e gustare con tutti i sensi, come viatico per un nuovo viaggio.

Nella sezione store è possibile anche acquistare alcune delle immagini contenute nel volume,  riprodotte in grande formato (48x72 cm) con tecnologia di stampa HP latex su carta fotografica da 200 gr/mq.

Dalla prefazione di Giovanna Salvioni, docente di Antropologia Culturale nella facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica:

«Il viaggio per catturare immagini risulta in realtà un’occasione per ritrovare l’immagine di se stessi nelle immagini degli altri; è un confronto con una natura stupendamente destabilizzante nella sua grandiosità; è un ascolto delle mille e mille voci presenti nel vento dei silenziosi altipiani che si interrogano sulla natura profonda dell’uomo e delle cose, e raccontano di dei, di anima, di preghiera, di meditazione. Ed è effettivo che gli autori, viaggiatori instancabili, un piede dopo l’altro a confronto con la natura, con se stessi e con i propri limiti, siano tornati da questo cammino avventuroso, solitario e popolato di volti nuovi ed essenziali, con gli occhi illuminati dalla fatica, un po’ diversi da come erano alla partenza».


"Huascarán 1993" di Franco Michieli vince il premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”

Ho conosciuto Franco Michieli ad una presentazione delle "OroVie", insieme all'amico comune Davide Sapienza, un paio d'anni fa in occasione di una serata dedicata alla raccolta fondi per l'operazione Mato Grosso. Il suo sguardo e il suo sorriso, da quell'istante, sono rimasti dentro di me. I suoi racconti di viaggio sono unici, come è unico il suo modo di viaggiare, principalmente senza bussola, gps o telefoni satellitari. 

La copertina del libro "Huascáran 1993"

Franco ha voluto che fossimo io e Cristina (different.photography) a seguire la realizzazione del volume "HUASCARÁN", partendo dallo studio grafico fino alla stampa e confezione. Con piacere e orgoglio abbiamo accettato di sviluppare insieme a lui il progetto. Il grande volume di oltre 400 pagine è stato presentato in Val Camonica nel dicembre del 2013 ed ha avuto un grande successo, culminato ieri, 22 novembre 2014, con la consegna all'autore del prestigioso premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”.

Ecco la motivazione della Giuria:
“Finalmente la figura di un alpinista ‘grande’ che si distingue dai grandi per l’umiltà che ha accompagnato le sue straordinarie imprese, ma soprattutto che ha saputo fare della montagna un mezzo per aiutare gli altri. Franco Michieli, non si limita a raccontare con bravura le imprese di Battistino Bonali, ma allarga il suo sguardo per attirare l’attenzione dei lettori su quei paesi poveri ai piedi delle Ande dove da anni opera l’operazione Mato Grosso. Così Bonali intendeva fare anche con la spedizione 93 sullo Huascaran, in Perù, dove assieme al suo compagno di cordata Giandomenico Ducoli, perse la vita cadendo a pochi passi dalla cima”.

Consiglio per vari motivi l'acquisto del libro. Innanzitutto il ricavato sarà devoluto, attraverso i volontari dell'Operazione Mato Grosso, per la costruzione di un ospedale a Chacas, Perù. Poi per l'aspetto grafico/fotografico, la bravura dell'autore, la storia avvincente/umana che viene raccontata.

Partendo da questo link, potete perfezionare l'acquisto. E qui sotto una breve descrizione dell'opera e dell'autore.

Buona lettura!!!

Franco Michieli 

Presentazione dell’opera:
La grande, concava ed enigmatica parete del Nevado Huascarán Norte, nel cuore delle Ande peruviane, è teatro di due epiche vicende alpinistiche che sfuggono ai comuni canoni di valutazione. La prima è l’odissea, durata 17 giorni, di Renato Casarotto, che nel 1977 scopre e scala una linea sottile al riparo dalle scariche di pietre e ghiaccio: a 37 anni da quei giorni, resta l’unico ad averla percorsa. La seconda è invece la spedizione italiana del 1993 della Sezione di Cedegolo del Club Alpino Italiano, che ne tenta la ripetizione. Il motto è inusuale: “Salire in alto per aiutare chi sta in basso”. L’impresa vuole attirare l’attenzione sulla povertà dei campesinos e contribuire alla costruzione dell’ospedale di Chacas, in collaborazione con il movimento di volontariato Operazione Mato Grosso. La cordata di punta, guidata da Battistino Bonali, umile e schivo ma dotato di grande carisma morale, per settimane avanza fiera e motivata. Ma all’improvviso tutto cambia, l’8 agosto 1993, quando dall’alta faccia del Huascarán Norte Battistino Bonali e Giandomenico Ducoli non rispondono più alla radio e ai segnali. Le lunghe ricerche, il ritrovamento doloroso, il difficile rientro in patria, al momento offuscano la parte positiva e duratura di questa storia corale; eppure la forza dell’esperienza e delle motivazioni vissute sarà capace di rivoluzionare l’immaginario collettivo e le opere di due comunità, tra Alpi e Ande.

Franco Michieli, geografo, redattore per molti anni di Alp e Rivista della Montagna, originale esploratore e garante internazionale di Mountain Wilderness, è tra gli italiani più esperti nel campo delle grandi traversate a piedi di catene montuose e terre selvagge.
Dopo i percorsi integrali delle Alpi, dei Pirenei, della Norvegia e dell’Islanda compiuti da giovanissimo, continua la ricerca dei significati dell’esplorazione, specie nelle terre artiche e sulle Ande, dove ha attraversato numerose cordilleras collaborando alla formazione di guide locali, ma anche sulle montagne di casa.
Dal 1998 propone una testimonianza controcorrente rispetto a una civiltà sempre più virtuale: con uno o due compagni attraversa a piedi terre impervie interpretandole esclusivamente con occhi e facoltà umani, in vero isolamento nella natura. Senza Gps, strumenti ricetrasmittenti, mappe, bussola e orologio, cioè come un animale migratore o un umano antico, dimostra che nel rapporto concreto fra uomo e natura si trovano molte soluzioni che la civiltà ipertecnologica ha dimenticato. Sul tema tiene corsi e seminari per professionisti o semplici appassionati. Collabora con trasmissioni televisive naturalistiche e ha raccontato le sue esperienze in centinaia di articoli, conferenze e nel film La via invisibile.

così.vicini

Finalmente. 

Finalmente online la 'nostra' copertina del nuovo e atteso lavoro di Cristina Donà.

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Abbiamo avuto l'immensa fortuna di aver ascoltato (e poi riascoltato ancora ed ancora ed ancora infinite volte) tutte la tracce, non ancora masterizzate, del meraviglioso nuovo album 'così.vicini' . Di indagare, domandare, chiedere e ricevere risposte e spiegazioni direttamente da lei, sempre sorridente e disponibile e anche desiderosa di sondare le nostre reazioni e opinioni.

Abbiamo così iniziato a sognare, pensare... proporre idee!

Dalle discussioni sul 'concept' alla condivisione dell'idea di fondo, dagli scatti fotografici senza luci artificiali nell'amato bosco di Falecchio 'dietro casa', alla scelta delle immagini più evocative per ricreare un rimando visivo alle intime parole e alla musica del disco. 

Un lavoro intenso, impegnavitivo, gratificante.

orgogliosi di dire:

parola e musica di Cristina Donà... concept, fotografia e realizzazione: different.photography!!!

n.b.: consigliamo appassionatamente l'acquisto del disco, disponibile in pre.ordine su iTunes a partire da venerdì 12 settembre

linee di confine

Nella bellissima ex segheria di Olmo al Brembo, in val Brembana (BG), sabato 19 luglio abbiamo inaugurato, insieme all'amico foto.viaggiatore Claudio 'Klaus' Carminati, la mostra fotografica 'linee di confine'. In esposizione 10 stampe di grande formato in bianco e nero, che dialogano tra i confini immaginari di ghiacci delle 'terre alte' e gli sguardi di chi nelle 'terre alte' vive.

Per l'occasione saranno disponibili 100 volumi numerati, con la prefazione di Davide Sapienza ed una piccola raccolta antologica che accompagna le fotografie, curata da Daniele Clarizia. Abbiamo seguito con attenzione il concept, l'impaginazione e la stampa del libretto, ponendo particolare cura all'aspetto ecologico: carta riciclata e tecnologia di stampa digitale a basso impatto energetico. Per 'sfogliare' il volume clicca qui.

L'evento fa parte della rassegna letteraria 'terre alte', centrata su cultura, storia, tradizioni e natura della montagna tra Val Brembana e Valtellina.

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"La sottile linea è l’orizzonte: il luogo verso il quale ci muoviamo come dentro un oceano senza fine, lungo rotte imprevedibili generate dal codice della Terra e delle sue creature. Al nostro passaggio la traccia scompare, ma la rotta sarà un orizzonte possibile. Una testimonianza della nostra visione che attraverso la memoria dell’istante si proietta lassù, dove il tempo diventa spazio. Tra le linee di confine." (Davide Sapienza)

La mostra sarà aperta dal 19 al 27 luglio presso l'info-point 'ex-segheria' di Olmo al Brembo (BG)
dal lunedì al mercoledì, dalle ore 10:00 alle ore 12:30.
venerdì e sabato pomeriggio dalle ore 15:30 alle ore 18:30.
tel.: 0345.87344 - mail: info@altobrembo.it