linee di confine

L'occhio del fotografo è una scelta. Io scatto e affido a un solo occhio l'ultimo istante prima del clic. Pare una cosa scontata, ma non lo è. Se gli occhi sono lo specchio dell'anima (e lo sono), scattare una fotografia – una "somiglianza" – significa chiedere all'anima di mettersi in una posizione speculare rispetto all'ambiente nel quale si è immersi. In altre parole, per un istante ciò che è dentro di noi diventa il fuori e ciò che è fuori diventa la nostra interiorità. Vi pare poco? Mentre ciò accade il corpo si regge: ma lo farà più sulla gamba destra o quella sinistra? E i muscoli del collo, come sono, tesi o rilassati? Che tensione trasmetteremo a questa transumanza invisibile tra l'orizzonte esterno e quello interno? Mano destra o mano sinistra? Fotografare significa fare scelte che l'istinto affida all'esperienza. Alla Vita Vissuta. Come il montaggio nel cinema, dove la narrativa non è la sceneggiatura, ma come la storia viene raccontata dalle riprese – "somiglianze" – con un'idea. Linee di confine è l'idea delle terre alte, una narrativa asciutta, diretta, in bianco e nero, dove il tempo di esposizione diventa spazio di ammirazione dell'occhio. E vale la pena soffermarsi sulla relazione tra il corpo-anima e lo spirito del sito che ci accoglie: il luogo dove, presa tra le mani la macchina fotografica, scatteremo una foto. Il genius loci delle terre alte è molto elusivo e i due fotografi lassù si muovono con entusiasmo alla sua ricerca.

Andrea e Claudio sono due viandanti e cercano tutto ciò che è iscritto nel codice immutabile del regno fisico, come nelle immagini di Aschedamini, e in quello per noi più comprensibile, quello degli umani, come nelle fotografia di Carminati. La verità è che il segreto di cui vanno in cerca è la sottile linea che segna l'orizzonte: la stessa linea che divide il corpo umano - l'agente attivo dell'azione di fotografare - dal sentire, dal percepire, dal mondo psichico e dal sogno che rappresenta un orizzonte in continuo mutamento.

Se osservo l'algida montagna imbiancata dal ghiacciaio, io vedo anche le mani dell'uomo occupate da un oggetto. In quelle mani c'è tutta l'eternità effimera delle forme viventi; in quella grande montagna c'è tutta l'eternità effimera del regno delle terre alte, che lentamente, in milioni di anni, diverranno sabbia come noi diveniamo polvere. La sottile linea è l'orizzonte: il luogo verso il quale ci muoviamo come dentro un oceano senza fine, lungo rotte imprevedibili generate dal codice della Terra e delle sue creature. Al nostro passaggio la traccia scompare, ma la rotta sarà un orizzonte possibile. Una testimonianza della nostra visione che attraverso la memoria dell'istante si proietta lassù, dove il tempo diventa spazio. Tra le Linee di confine.

                                                                                                                            Davide Sapienza

 

finito di stampare nel mese di luglio 2014 su carta uso mano ON OFFSET fsc presso la Litografia Solari srl di Peschiera Borromeo (MI) - printed in Italy

formato 17x21 cm, stampa bianco&nero DIGITALE, 58 pagine+copertina, brossura fresata

ISBN 9788897657040

concept: Cristina Locatelli e Andrea Aschedamini 

prefazione: Davide Sapienza
ricerca antologica: Daniele Clarizia
© immagini: Andrea Aschedamini e Claudio Carminati